Squali
e razze fanno parte di questo gruppo di pesci quasi esclusivamente marini;
lo scheletro costituito da cartilagine li differenzia dai pesci ossei.
I condroitti presenti nella collezione del Museo appartengono a 7 diverse
famiglie.
La Chimaera
monstrosa deve il suo nome alla fantasia degli antichi naturalisti
che la assimilarono alla figlia di Tifone ed Echidna che era leone nella
parte anteriore, capra selvatica nella parte mediana e drago nella posteriore.
Pristis pristis, il pesce sega, può
raggiungere i quattro metri e mezzo di lunghezza, di cui un terzo è
rappresentato dal rostro che porta oltre 20 paia di denti; questa potente
arma, esposta nelle vetrine del Museo, usata come sciabola, serve all'animale
per fare razzia di pesci nei branchi.
Il pesce palombo, Mustelus
mustelus, è diffuso nel Mediterraneo ed è
assolutamente innocuo; le sue carni sono consumate fresche da noi ed affumicate
nell'Europa settentrionale. Il pesce porco (Oxynotus centrina)
è uno squalo piuttosto tozzo che capita spesso nelle reti dei pescatori;
è carnivoro, ma non pericoloso.
Il gattuccio
minore (Scyliorhinus canucula) è molto
comune nei nostri mari ed è temuto dai pescatori perché
strappa le reti per catturare i pesci che vi si trovano; le sue uova,
munite di involucro corneo, spesso vengono spiaggiate dalle mareggiate
sulle nostre coste.
Pesci molto particolari,
che appartengono alla classe degli Agnati, sono le lamprede (Petromyzon
marinus) con la loro caratteristica ventosa boccale posta
ventralmente, l'orlo della quale è guarnito di papille e denti
cornei. Sono considerati i vertebrati più semplici ed usano la
ventosa boccale per succhiare il sangue delle vittime, ma anche per farsi
trasportare.
Mascelle di squalo
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di una conchiglia
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