Le
Angiosperme, piante più evolute delle precedenti, entrano timidamente
in scena solo nel Carbonifero e raggiungono un notevole grado di sviluppo
nel periodo Cretaceo, 130 milioni di anni fa.
Delle 142 famiglie
oggi viventi, il Museo ne annovera 69, per la maggior parte Dicotiledoni.
Una famiglia ben
rappresentata nella collezione è quella delle Leguminose, a cui
appartiene l'elegante Trifoglio cavallino (Psoralea bituminosa).
Questa pianta
dai capolini violetti, che vive nelle garighe e sui pendii sassosi e assolati
mediterranei, era usata in passato come espettorante nelle affezioni dell'apparato
respiratorio.
L'appellativo
“bituminosa” attribuito al suo nome scientifico, gli deriva
dal fatto che emana un forte odore di bitume, frutto delle numerose ghiandole
resinose sparse su tutto il suo corpo.
Un bell'esemplare
dai fiori azzurro intenso, adoperato sin dall'antichità per le
sue proprietà coloranti, è rappresentato dall'Alcanna (Alkanna
tinctoria) della famiglia delle Borraginacee.
Le proprietà
tintorie di questa specie sono dovute alla presenza, nella corteccia delle
sue radici, di una sostanza chiamata Alcannina o rosso di alcanna, molto
usata ancora oggi per colorare cosmetici e prodotti alimentari come, ad
esempio, alcoolici.
Altra grande famiglia
è quella delle Ombrellifere, così dette per via delle loro
infiorescenze ad ombrella. Finocchio, sedano, prezzemolo, carota sono
solo alcuni esempi a noi noti di ombrellifere commestibili.
Nella collezione
del Museo si possono ammirare i parenti selvatici di alcune specie ora
citate: la Carota selvatica (Daucus
carota), molto diffusa in Italia lungo i bordi stradali
e negli incolti; il Prezzemolo bastardo (Ammoides pusilla),
presente solo nell'Italia insulare ed in alcune regioni centro-meridionali,
tra cui la Puglia; il Tordilio pugliese (Tordylium apulum)
dalla tipica forma biloba dei fiori esterni dell'ombrelletta. Caratteristica
di molte ombrellifere è la presenza lungo radici fusto e foglie
di canali secretori, dotati di sostanze aromatiche. Provate a stropicciare
tra le dita una parte del corpo di queste piante e ve ne accorgerete.
Un discorso a
parte meriterebbero poi i numerosi esemplari della macchia mediterranea
presenti nella collezione: il Lentisco (Pistacia lentiscus),
elemento caratteristico di questo ambiente, conosciuto fin dai tempi remoti
per le sue preziose sostanze come ad esempio i tannini, usati per la concia
delle pelli; il Mirto (Myrtus communis), pianta
che ha sempre suscitato grande rispetto ed attrazione da parte dell'uomo
tanto da essere spesso citata in grandi opere letterarie; la Ginestra
pubescente (Cytisus monspessulanus) che con
i suoi bei fiori gialli colora da aprile a giugno la macchia; lo Smilace
(Smilax aspera) o Straccia braghe, una liana
munita di numerosi aculei. Cresce aggrovigliandosi intorno ai vari arbusti
od alberi posti nelle sue vicinanze, tanto da rendere spesso impenetrabile
la macchia in quel punto dove essa è presente e meritarsi perciò
il nome volgare prima citato.
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